I muri a secco di Cres-Cherso

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L’informatica di pietra.  Il giornalista e critico d’arte Giulio Montenero rivela nel suo l’articolo L’informatica di pietra, come il complesso dei caratteri di Cres-Cherso creano ripetute simbiosi fra antico e moderno, fra soft e hard e fra umiltà e grandezza che “nel duro scontro contro la natura ostile” assicurano sopravvivenza e formano “la razionalità della storia”.

Le Cinque Terre in Liguria (Italia), i siti di Binareix, Deia, Soller a Mallorca (Baleari) La valle del Douro (Porto,Portogallo), Dogon (Mali, Africa Occidentale), Tournon e Condrieu ( sulle coste del Reno) sono alcuni esempi dell’uso di muri in pietra secca per far fronte a diverse difficoltà che differenti coltivazioni presentano. Alcuni di questi luoghi sono già stati etichettati dall’UNESCO in quanto “interamente costruiti dalla mano dell’uomo che in condizioni naturali avverse ha dovuto addomesticare il proprio ambiente”.

Nell’Isola di Cres-Cherso, la prima isola a nord  dell’arcipelago dalmato  nell’Adriatico settentrionale, l’agricoltore autoctono ha senza alcun dubbio ammansito il proprio ambiente di pietra trasformandolo in terreno coltivabile ad olivo e vite. Ma la varietà e quantità dei manufatti in calcare  che sorreggono e circondano le coltivazioni sono sconosciuti ai molti.

Allora  mi sono chiesto: c’è bisogno di un sito che parli dei muri a secco di Cres-Cherso?  Le motivazioni per una risposta affermativa sono tanto semplici quanto il quesito posto.

Si tratta di svelare “un tesoro nascosto” come lo definisce lo scrittore Christian Catomeris.

Le opere in pietra illustrano un cambiamento paesaggistico considerevole,  protrattosi durante secoli se non millenni.

48% della superficie di 1288 ha, in prossimità del Centro cittadino (v.carta in terrazzamenti), è ricoperta da artefatti in pietra. Sono stati spostati, soltanto su quest’ area, circa 5 milioni di tonnellate di materiale.

I manufatti fanno parte di un paesaggio culturale visto come interazione fra uomo ed ambiente:  come tale è un patrimonio dell’umanità e dovrebbe essere incluso nella lista dell’UNESCO.

Tarcisio Bommarco

tarcisiobommarco@gmail.com
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